
Regione Friuli Venezia Giulia: una sperimentazione in condizioni di ariditĂ indotta
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Un progetto nato dalla collaborazione tra l’Agenzia regionale per lo sviluppo rurale della Regione Friuli Venezia Giulia (ERSA), UniversitĂ di Udine (DI4A) e UniversitĂ di Padova (DAFNAE) si propone di analizzare la potenzialitĂ della minima lavorazione per il sostegno delle produzioni e il contenimento delle infestanti in condizioni di ariditĂ indotta con l’intercettazione delle precipitazioni.
Esperienze sperimentali passate hanno dimostrato l’efficacia della minima lavorazione nel sostegno di diversi aspetti produttivi e nel garantire alcuni servizi ecosistemici ad essa connessi. La pratica conservativa si propone quindi come un’alternativa vincente nell’ambito dei progetti di intensificazione ecologica dell’agricoltura. Questo approccio potrebbe assumere un ruolo ancora piĂą incisivo nell’ottica dei cambiamenti globali in corso, in un quadro in cui la temperatura media sta aumentando mentre il regime pluviometrico sta drasticamente cambiando, inducendo eventi estremi di siccitĂ e alluvioni.
In particolare, si ipotizza che la minima lavorazione possa sostenere la produzione in condizioni di aridità e al contempo contenere l’aumento delle infestanti previsto in tali condizioni. Tra i fattori chiave per quest’ultimo punto vi è la predazione dei semi di piante infestanti da parte di animali quali i coleotteri carabidi, il cui contributo a questo servizio ecosistemico sarà valutato durante l’esperimento.
L’attività sperimentale interessa 9 coppie di terreni nella pianura friulana in provincia di Udine, situate in particolare nelle aree di Premariacco/Cividale (alta pianura) e Rivignano (bassa pianura). Ogni coppia è formata da un appezzamento lavorato con tecniche convenzionali (aratura e preparazione del terreno) e da uno con minima lavorazione (minimum tillage/no till); i campi con minima lavorazione selezionati sono stati convertiti almeno da 5 anni. I siti verranno monitorati durante una classica rotazione colturale triennale da maggio 2018 a giugno 2020: si parte con la coltura della soia a cui seguirà il frumento, una cover-crop per arrivare fino all’emergenza del mais nella stagione successiva.
Dopo la semina della soia, avvenuta a primavera del 2018, in ogni campo una fascia esterna di circa 20 X 20 m è stata esclusa da tutte le altre operazioni colturali successive (es. diserbo, fertilizzazione). All’interno dell’area di indagine è stata posizionata una struttura per l’esclusione della pioggia (rainoutshelter) di dimensioni di 4×4 m, la cui tettoia è in grado di intercettare il 50% delle precipitazioni, inducendo condizioni di siccitĂ artificiale volte a simulare le conseguenze dei cambiamenti climatici. Un’area limitrofa delle stesse dimensioni funge da controllo.
Per valutare l’effetto del trattamento, le condizioni di umidità del terreno vengono monitorate anche tramite 2 sonde interrate a circa 20 cm di profondità . Periodicamente viene registrata la temperatura del terreno tramite sensori di temperatura, mentre le precipitazioni nelle due principali aree di ricerca sono valutate con pluviometri.
In ogni area campione vengono rilevate la produzione della coltura e altri parametri di stato di salute e crescita della specie coltivata e sono monitorate le specie avventizie al fine di quantificarne l’abbondanza, la diversità e parametri di crescita. La biomassa delle avventizie e della coltura saranno valutate al fine di valutare i rapporti di competizione nei diversi trattamenti.
In corrispondenza di ogni struttura, inoltre, sono state anche individuate due aree di 1 mq, delimitate da barriere per escludere la fauna terricola (principalmente carabidi) che potenzialmente preda i semi delle avventizie. Le misure prese nelle aree in cui vengono esclusi i carabidi saranno confrontate con le misure raccolte in 2 aree limitrofe delle stesse dimensioni.