
Paolo Mosca racconta la sua esperienza all’European Farmer Congress di Atene
comment : Off
Paolo Maria Mosca, agronomo e agricoltore di una azienda dimostrativa del progetto Life HelpSoil, ha portato la sua esperienza innovativa legata all’Agricoltura Conservativa in campo risicolo all’ European Farmer Congress, che si è svolto ad Atene il 5 e 6 novembre scorso. L’appuntamento, con frequenza biennale ha lo scopo di fare il punto della situazione sullo stato dell’agricoltura e sull’avanzamento della politica europea.
Questo è la sua personale lettura delle due giornate.
“Nella politica agricola europea il tema della sostenibilità è ormai cosa nota, chiaramente, il concetto deve però essere declinato in termini pratici e trovare giusta collocazione nello strumento Pac.
Si è parlato e molto di prospettive e scenari della futura programmazione post 2020, a tal proposito c’è stato il contributo importante del commissario Phil Hogan che ricordando i punti raggiunti il 5 e 6 settembre a Cork, Irlanda, ha di fatto dato ai presenti un assaggio di quel che ci aspetterà come agricoltori nel prossimo futuro.
Sono stati individuati dei punti critici da migliorare quali la stretta dei prezzi dei prodotti agricoli che condanna l’economia aziendale, che dovrà essere modulata attraverso accordi commerciali di successo; si è parlato di incremento della sostenibilità per rispondere alle sfide del cambiamento climatico.
Vi sono poi posizioni chiare e nette in merito all’incremento di produzione da effettuarsi rigorosamente in modo sostenibile, secondo alcuni un passo possibile con un uso mirato del prossimo strumento Pac post 2020.
Si è parlato poi di qualità e sicurezza alimentare attraverso una agricoltura di tipo avanzato che garantisce tra le altre cose risparmi e riduzione dei costi.
Questi messaggi sono stati mandati auspicando una interpretazione in chiave innovativa, fortemente tecnologica della nostra agricoltura.
Non posso che condividere ed apprezzare questi pensieri e mi limito a constatare che il preziosissimo lavoro svolto in questi anni da HelpSoil ed ancora prima da molti agricoltori innovatori ed illuminati a cui io stesso mi sono appellato, aveva, ed ha, una componente innovativa che ha anticipato e di molto le tendenze che sono poi andate a delinearsi.
Quella pratica innovativa, che a seconda delle sfaccettature si riassume in Agricoltura Conservativa, è quanto di più attuale e rispondente alle necessità di una larga parte di popolazione che ci si possa oggi aspettare.
Ho un dubbio però, un enorme dubbio da produttore di beni dallo scarso valore aggiunto (commodities); sarà veramente necessario generare una impennata produttiva come ci viene inculcato quasi senza possibilità di analisi oggettiva della questione? O, meglio, è una sfida alla quale noi europei siamo i primi a dover essere chiamati a rispondere? Dico che non lo so, ci devo pensare, perchè, l’Agricoltura Conservativa per quello che ha rappresentato la mia esperienza non potrà generare incrementi produttivi eclatanti a breve ma non mi sento per questo di doverla ritenere un sistema giá superato in vista delle nuove sfide proprio in considerazione dei vantaggi che tale partica porta con sè.
Questo ho fatto. Ho portato la mia esperienza parlando ai presenti di semina su sodo, cover crops, riduzione di costi, miglioramento della qualità del suolo e delle acque, il tutto accompagnato in tutta chiarezza da un non incremento produttivo.
Questo non ha certo entusiasmato i due rappresentati di due importanti gruppi finanziari europei seduti a fianco a me durante la presentazione, i quali millantavano poco prima di me, straordinarie possibilità legate all’innovazione finanziaria legata ai prestiti di conduzione e a strumenti simili ormai indispensabili se si decide di produrre seguendo determinate logiche.
Credo che gli agricoltori debbano stare oggi più che mai con gli occhi bene aperti per intercettare ed interpretare in termini reali la qualità dei messaggi che gli vengono dati.
Credo che l’innovazione sia il primo ed imprescindibile punto cui l’agricoltura moderna si deve appellare, ma con un filtro, con un distacco tale da rendere sempre visibile e chiaro se l’innovazione porti vantaggio ai più o invece se si tratti di una innovazione che toglie a tanti per spostare il valore residuo verso pochi; questa riflessione banale deve però rappresentare una attenzione particolare per tracciare la propria politica di sviluppo rurale aziendale, ovvero l’unica è sola politica che ci consentirà nel tempo di sopravvivere come agricoltori protagonisti.
Resto quindi a guardare quello che succede, ma nel frattempo, la mia Agricoltura Conservativa me la tengo bene stretta.”
Link utili: